Per tutti gli amanti della natura, Tour in Sicily offre un’esperienza naturalistica unica, la visita della Montagna Ganzaria (dall’arabo “kalat at al’janzariah” che significa “Rocca dei Cinghiali”), dove potrete ammirare castagni secolari, 52 specie di orchidee spontanee, querce, oltre alla fauna autoctona.
Inoltre potrete percorrere le ‘ncatusate (strada dell’acqua), ammirare la Pietra longa e conoscere la sua leggenda, Piano Cannelle dove poter vedere i resti della necropoli, Poggio Pizzuto dove si trovano i resti di una torre di controllo bizantina e ammirare il panorama da Pizzo Castellana; il tutto immerso interamente nel verde e a contatto con la natura.
Ci sarà su richiesta la possibilità di pranzare in montagna con una tipica ” arrostita ” di carne alla siciliana e una degustazione di formaggi e salumi tipici del nostro territorio.
Vi aspettiamo per vivere questa magnifica esperienza!
Museo Archeologico di Aidone
MUSEO ARCHEOLOGICO DI AIDONE – MORGANTINA E LA SUA DEA
Morgantina è un’antica città sicula–greca, sito archeologico nel territorio di Aidone.
La città fu riportata alla luce nell’autunno del 1955 dalla missione archeologica dell’Università di Princeton (Stati Uniti). Gli scavi sinora compiuti consentono di seguire lo sviluppo dell’insediamento per un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all’epoca romana. L’area più facilmente visitabile, conserva resti dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il periodo di massimo splendore della città.
Da questo sito provengono importantissimi reperti archeologici come la Dea di Morgantina (erroneamente chiamata “Venere”), attualmente custodita presso il museo archeologico di Aidone cui è giunta il 17 marzo 2011 dagli Stati Uniti dove era esposta presso il Getty Museum a Malibù, e il Tesoro di Morgantina, anch’esso restituito.
Le più antiche tracce di frequentazione del sito appartengono alla prima età del bronzo (2100 –1600 a.C.), epoca a cui risale un villaggio di capanne circolari e rettangolari che occupò il colle di Cittadella (contrada “Terrazzi di San Francesco”). Il villaggio appartenne alla Cultura di Castelluccio, caratterizzata da un’elementare organizzazione civile e dal possesso di rudimentali tecniche di artigianato domestico e agricole e alla successiva cultura di Thapsos. Nel sito sono state rinvenute anche ceramiche micenee e submicenee
La città sembra venisse distrutta una prima volta alla fine del secolo, ad opera del tiranno di Gela, Ippocrate. Nel 459 a.C., la città venne presa e distrutta da Ducezio, condottiero dei Siculi, durante la rivolta contro il dominio greco.
Dopo la conquista romana le mura vennero abbattute e l’abitato si restrinse notevolmente, ma la città continuò a vivere come importante nodo commerciale per la produzione di terrecotte nelle fornaci e soprattutto per la produzione di cereali (grano, orzo), dell’olio e del vino ricavato dalla famosa Vite Murgentina.
Venne costruito al centro dell’Agorà il Macellum e molti edifici pubblici, in breve la Polis venne progressivamente trasformata in un oppidum romano utilizzato dalle varie legioni di passaggio per la Sicilia.
I resti furono individuati per la prima volta alla fine del XIX secolo dall’archeologo Paolo Orsi e inizialmente la città venne identificata con Herbita. Il ritrovamento di alcune monete in bronzo e la concordanza dei dati archeologici con le notizie riportate dalle fonti permisero quindi il riconoscimento con l’antica Morgantina.
Della città ellenistica restano nell’area notevoli resti: diversi edifici pubblici, per lo più articolati intorno alla piazza dell’Agorà , il granaio pubblico, la “Grande Fornace”, il teatro e il Macello romano e importanti case di abitazione, riccamente ornate da mosaici.
RESTI DELLA FONTANA DELLE NINFE.
Alla sua estremità orientale sono stati rimessi in luce (1982-1984) i resti di una fontana monumentale (ninfeo) a doppia vasca, preceduta da un’ampia scalinata ed ornata con colonne a fregi dorici. Costruita verosimilmente nella seconda metà del III secolo a.C., era dedicata alle Ninfe e fu distrutta violentemente, forse da un terremoto, nel corso degli ultimi anni del I secolo a.C.
IL TEATRO DEDICATO A DIONISO.
La piazza inferiore è fiancheggiata sul lato ovest dal teatro, che si appoggia alle pendici della collina occidentale. In una prima fase, databile alla metà del IV secolo a.C. sembra aver avuto una forma trapezoidale, mentre fu poi rifatto con cavea a ferro di cavallo. Il teatro era dedicato a Dioniso, il cui nome compare sull’alzata di uno dei gradini, formanti la cavea. Questa, con circa quindici gradini suddivisi in più settori era realizzata in modo da consentire un sorprendente effetto acustico, ancor oggi apprezzabile, ed è sostenuta da un robusto muro di contenimento in blocchi accuratamente squadrati
SANTUARIO DI DEMETRA E KORE
Accanto al teatro e in stretta relazione con esso, in posizione elevata sorgeva il santuario di Demetra e Kore, le due divinità protettrici della città. Il settore meridionale, destinato al culto, s’articola attorno ad un grande altare cilindrico, ancora coperto da tracce dell’originario intonaco. Accanto ad esso, circondato da un basso muretto circolare, vi è un bothros o fossa sacra, per offerte alle divinità dell’oltretomba.
LA DEA DI MORGANTINA
La Dea di Morgantina è una statua proveniente da uno scavo clandestino ed esposta al Museo archeologico di Aidone in seguito ad un contenzioso protrattosi per anni tra l’Italia e gli Stati Uniti, causato dal precedente acquisto illecito dell’opera da parte del Paul Getty Museum di Los Angeles.
La dea fu scolpita nel V secolo a.C. in Sicilia, l’autore sarebbe un discepolo di Fidia. La statua fu trafugata dal sito archeologico di Morgantina nella seconda metà del Novecento, per essere poi venduta al Paul Getty Museum che l’acquistò e la espose nel 1988. Fu acquistata ad un’asta a Londra per 28 miliardi di lire.
Il 17 marzo 2011, nel 150º anniversario dell’Unità Nazionale, la Dea di Morgantina fu restituita all’Italia: è esposta al pubblico dal 17 maggio 2011 nel Museo archeologico di Aidone.
Descrizione
La statua è alta 2,24 m e sarebbe stata scolpita tra il 425 a.C. e il 400 a.C., periodo nel quale la città di Morgantina venne assegnata a Kamarina, dopo gli accordi di Gela (424 a.C.). La Dea avente il corpo realizzato in calcare colorato proveniente da una cava iblea, e le parti nude (testa, braccia, piedi) in marmo pario. La statua è lavorata nei minimi dettagli anche nella parte posteriore, dove il panneggio è riccamente caratterizzato: ciò farebbe pensare ad un’esposizione dell’opera su un piedistallo.
Da un punto di vista stilistico la statua rientra nel cosiddetto stile ricco post-fidiaco, diffusosi in Grecia durante gli anni della guerra del Peloponneso: è evidente dal cosiddetto “effetto bagnato” della veste sul torso, che mette in risalto i lineamenti del corpo, e dal ricco panneggio a formare ampie pieghe, un dettaglio visibile solo lateralmente o posteriormente. Queste caratteristiche sono presenti anche in altre statue contemporanee o di poco più antiche, come la Nike ad Olimpia o le Vittorie del Tempio di Atena Nike ad Atene. La testa non è rifinita nella parte posteriore ma è solamente abbozzata, probabilmente perché ricoperta da uno strato di stucco su cui era posizionata una parrucca o un copricapo.
Il Palio dei Normanni
Il Palio dei Normanni s i svolge tutti gli anni a Piazza Armerina, nel cuore della Sicilia, nei giorni 12, 13 e 14 agosto, dal 1952.La manifestazione affonda le sue origini tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, quando le allora dodici confraternite della città organizzarono per la prima volta un corteo storico in occasione dei festeggiamenti in onore di Maria Santissima dell’Assunta, oggi “Maria Santissima delle Vittorie”, noto come la “Cavalcata”.
L’evento trae ispirazione dalla guerra di conquista della Sicilia Musulmana per opera dei Normanni guidati da Ruggero I di Sicilia. La conquista Normanna ha inizio nel 1061, con Roberto il Guiscardo e soprattutto grazie all’emiro arabo
Piazza Armerina non era ancora stata fondata, sempre la leggenda narra che il conte Ruggero, al termine della conquista della Sicilia (avvenuta nel 1091), volle che il Vessillo della Madonna delle Vittorie fosse donato alla città normanna di Platia (in latino) e custodito nella chiesa madre.
Il Palio diventa quindi una miscela unica di storia e leggenda, di devozione popolare e tradizione storica, e che lo rende unico e incredibilmente affascinante.
La basilica cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie
La basilica cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie di Piazza Armerina è la cattedrale della diocesi di Piazza Armerina, in Sicilia ed è dedicata a Maria Santissima delle Vittorie. Nel febbraio del 1962 papa Giovanni XXIII la elevò a basilica minore.
Epoca aragonese
Rinvenimento dell’immagine della Madonna avvenuto in occasione dell’epidemia di peste del 1348. L’episodio è ammantato di mistero, sogni e rivelazioni segnalano il luogo ove è celato il vessillo. L’icona ritrovata fu trasferita nella chiesa di San Martino, chiesa madre dell’epoca.
Primitiva chiesa
La costruzione in stile gotico – catalano sotto il titolo di «Santa Maria Maggiore», è un edificio arricchito tra il ‘400 e il ‘500 da una poderosa torre campanaria e da un arco marmoreo gaginesco nel battistero, espressione del rinascimento siciliano.
Epoca spagnola
Il tempio fu seriamente danneggiato da un terremoto, verosimilmente il “Magnus Terremotus in terra Xiclis” del 1542.
Per “maramma”, alla maniera di quelle storicamente documentate per le cattedrali di Palermo, Messina e Catania, si intende la «Fabbrica del Duomo.
Dopo un’ulteriore interruzione di circa quarant’anni a cavallo fra il 1666 e il 1705, il duomo fu completato nelle strutture e inaugurato solo nel 1742.
Il tempio è elevato a basilica minore da Papa Giovanni XXIII nel febbraio 1962.
La cattedrale attuale, dominata dalla sua alta cupola di 76.5 m ed ha un diametro di 13.88 metri, la più alta della Sicilia, visibile da tutta la città, fu iniziata nel 1604, continuata dall’architetto Orazio Torriani, completata nel 1719, invece il campanile, alto 40 metri, in stile tardo gotico catalano, risale al XV secolo ed è quello di una precedente chiesa, al posto della quale venne eretta l’attuale cattedrale.
Il portale, del XVIII secolo, presenta elementi di stile barocco siciliano.
L’interno della cattedrale è dominato dall’alta cupola centrale. Dall’arco trionfale pende una grande croce dipinta su entrambi i lati, recante la raffigurazione della crocifissione e la resurrezione di Cristo, opera del 1485 convenzionalmente riferita al «Maestro della croce di Piazza Armerina», e un battistero realizzato da Antonuzzo Gagini nel 1594.
L’altare maggiore in lapislazzuli, pietre dure e marmi siciliani, col pavimento e la balaustra dell’abside, sono realizzati dal maestro palermitano Filippo Pinistri su disegno dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia. La sopraelevazione comprende la custodia in argento sbalzato del 1625, che contiene l’immagine di Maria Santissima delle Vittorie, patrona della città e della diocesi, cesellata dall’argentiere caltagironese Giuseppe Capra nel 1627, la manta in oro, argento e smalti per proteggerla, ideata e realizzata dall’orafo palermitano don Camillo Barbavara. Dietro l’altare sono collocati i monumenti funebri di Marco Trigona (1598) e di Melchiorre Trigona (1637). Sulla parete di fondo due grandi vetrate con San Pietro e San Paolo apostoli, al centro, nella finestra in alto, l’immagine del Redentore.
Piazza Armerina
Piazza Armerina (Chiazza in siciliano) sorge su un’altura dei monti Erei meridionali, nella parte centro-orientale della Sicilia.
È un’antica città d’impianto medievale con un pregevole centro storico barocco e normanno. Sul suo territorio si trova la Villa romana del Casale con i suoi famosi mosaici. Città d’arte, con forte richiamo turistico per il suo importante patrimonio archeologico, storico, artistico e naturale, nota come la “Città dei Mosaici e del Palio dei Normanni“.
Nel 1396, fu eretto il castello aragonese di Piazza Armerina (Platea o Plaza in Spagnolo) per volontà di Martino I di Trinacria e della consorte regina Maria di Sicilia e duchessa di Atene e Neopatria, affinché rappresentasse un potente deterrente militare contro lo strapotere dei baroni siciliani contrari alla corona.
Nel 1517 Carlo V la fregia del titolo di Città, con appellativo ufficiale di Urbs Opulentissima. In ricordo della notevole compagine catalana che favorì la ricchezza del territorio, nella città di Piazza esiste ancora una “porta catalana”. Dal 1689 fino al 1817 è sede della quarta Università del Regno.
Piazza Armerina è una città d’arte con un forte richiamo turistico per il suo pregevole patrimonio archeologico, storico, artistico e naturale, nota come la “Città dei Mosaici e del Palio dei Normanni“, è stata una delle 21 candidate al titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2018”
La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro
La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro è un’area protetta situata nella provincia di Catania, in Sicilia. La riserva si estende su una superficie di circa 1.400 ettari e rappresenta uno dei luoghi naturali più suggestivi della regione.
La riserva prende il nome dal Bosco di Santo Pietro, una fitta foresta di querce secolari che si estende lungo le pendici del Monte Etna, a un’altitudine che va dai 300 ai 1.200 metri sul livello del mare. Il bosco è costituito da una grande varietà di alberi e piante, tra cui castagni, faggi, ontani e carpini, e rappresenta un’importante riserva di biodiversità.
All’interno della Riserva Naturale del Bosco di Santo Pietro è possibile praticare diverse attività all’aria aperta, come escursioni a piedi o in mountain bike, passeggiate a cavallo e birdwatching. Inoltre, la riserva ospita una serie di percorsi naturalistici attrezzati, che consentono di esplorare l’area in modo sicuro e rispettando l’ambiente.
La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro rappresenta anche un importante sito archeologico, con diverse testimonianze dell’insediamento umano in epoca preistorica. All’interno della riserva si trovano infatti i resti di alcune grotte preistoriche, tra cui la Grotta della Gurfa, che conserva importanti testimonianze della cultura siciliana dell’età del bronzo.
La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro rappresenta dunque un luogo di grande valore naturalistico e culturale, un’esperienza unica per chi desidera immergersi nella natura e scoprire le bellezze del territorio siciliano. La riserva è aperta tutto l’anno e l’accesso è consentito solo a piedi o in bicicletta.
Cattedrale di San Giuliano
La basilica cattedrale di San Giuliano (in lingua siciliana a Cattitrali) è il principale luogo diculto cattolico di Caltagirone e chiesa madre dell’omonima diocesi. Nel 1948 papa Pio XII l’ha elevata al rango di basilica minore. L’alto riconoscimento fu festeggiato il 27 gennaio 1949, festa liturgica di San Giuliano con solenne pontificale del vescovo Pietro Capizzi.
La primitiva chiesa di San Giuliano, secondo la tradizione, è stata edificata in epoca normanna con annesso campanile, ad una sola navata decorata di stucchi arabo – normanni e con l’abside rivolta ad oriente. Il tempio è datato al 1282, in piena età aragonese, verosimilmente in questa data avvenne una delle prime riedificazioni documentate: altre ricostruzioni avvennero dopo il terremoto nel Val di Noto, Anno Domini 1542 e dopo il terremoto del Val di Noto del 1693
Per la ricostruzione in stile toscano nelle forme attuali fu dato incarico all’architetto agrigentino Simone Mancuso, coadiuvato dal costruttore ed intagliatore palermitano Giuseppe Montes. Fu eliminata l’antica chiesa normanna, che l’architetto Gullì aveva conservato nell’interno, si servì di nuove e più alte colonne di pietra bianca per sorreggere le volte e la grande cupola, riprese dalle fondamenta un nuovo ed elegante prospetto, con sovrapposto campanile a trifora, che fu ultimato nel 1756. Si pavimentò il piano di calpestio con piastrelle bianche di maiolica.
Nei primi decenni dell’800 per volere del primo vescovo monsignore Gaetano Trigona e Parisi, gli interni furono stilisticamente rivoluzionati, tutte le colonne in stile toscano furono inglobate in massicci pilastri di stile corinzio, furono commissionati all’architetto palermitano Emanuele Di Bartolo, il quale progettò tutta la decorazione di stucchi e pitture, coadiuvato dagli stuccatori Gaetano Signorelli siracusano, ed Agostino Perez palermitano, e del pittore e scultore Giuseppe Vaccaro.
Il 12 settembre 1816 papa Pio VII con la bolla pontificia Romanus Pontifex eresse la diocesi di Caltagirone ed elevò la chiesa di San Giuliano a cattedrale. Il prospetto fu progettato dall’architetto Saverio Fragapane nel 1908-13.
Il Carcere Borbonico di Caltagirone
Fu costruito, tra il 1782 e il 1798, dall’architetto siracusano Natale Bonaiuto.
La necessità di costruire questo nuovo edificio carcerario si presentò in seguito al terremoto dell’ 11 gennaio 1693 che distrusse completamente il vecchio castello arabo-normanno, parzialmente adibito a carcere.
Si tratta di un edificio severo a pianta quadrata, di grande mole, molto compatto e tuttavia elegante, perché alleggerito dall’ inserimento dell’ordine gigante ,posto su basamento bugnato, e dalle volute delle finestre che, con il loro chiaroscuro, disegnano e scandiscono il ritmo della facciata.
Questa è coronata da un cornicione con, al centro, lo stemma della città.
Rimase destinato a carcere fino al 1890; in seguito è diventato sede del Museo Civico la cui fondazione ufficiale, nel 1914, si fa risalire all’ opera di don Luigi Sturzo.In ogni città, o quasi, appartenuta al Regno delle due Sicilie, non manca un edificio che dappertutto viene definito “carcere borbonico”.
I presepi di Caltagirone
La tradizione del presepe in Sicilia ha origini molto antiche. Risale infatti, al XVI secolo la prima produzione di personaggi della Sacra Famiglia, realizzati ad opera di mastri artigiani (pasturari e santari). Ispirandosi all’opera dei grandi maestri napoletani e palermitani, gli artigiani di Caltagirone iniziarono a produrre figuredde sempre più ricche di particolari nella forma e nel colore.
Caltagirone, da sempre, è stato uno dei centri più importanti nella creazione di queste figurine, che generalmente erano realizzate in creta. La città infatti, sin dall’antichità aveva basato la sua economia sulla lavorazione dell’argilla, tanto da diventare uno dei più importanti centri di produzione in Italia.
Purtroppo il terribile terremoto che sconvolse la Sicilia l’11 Gennaio 1693 rase al suolo buona parte della città cancellando per sempre i primi esempi di quest’arte, testimonianza di una tradizione religiosa diffusa in tutte le classi sociali.
Oggi sappiamo soltanto che i “Santari“ ed i “Pasturari” modellavano e coloravano le figure della Natività su commissione di chiese e conventi. L’antica tradizione ceramista del luogo influì molto su questa nuova produzione imprimendole subito caratteristiche tutte particolari e rendendola inconfondibile.
Intorno al XVIII secolo, all’interno dell’aristocrazia, si diffuse la moda di commissionare presepi sempre più preziosi ed elaborati. In questo modo si cominciò a completare le tradizionali rappresentazioni della Sacra Famiglia, anche con personaggi della cultura contadina e dell’artigianato.
Sempre al ‘700 risale l’opera di artigiani che si dedicarono alla realizzazione delle sculture per i presepi e tra questi artisti meritano di essere menzionati A. Branciforte, G. Vaccaio, A. Margioglio e i fratelli Giuseppe e Giacomo Bongiovanni.
In particolare si distinse il minore dei due Giacomo producendo statuine da presepe in terracotta policroma rifacendosi alla tradizione secolare.
L’ultimo produttore di presepi fu Padre Benedetto Papale dei minimi di S. Francesco che seppe incantare Caltagirone ed i forestieri ad ogni festa del Santo Patrono con i suoi splendidi disegni con cui si ornava e si illuminava la celebre Scala.
La Confraternita della Chiesa di S. Maria di Betlemme di Modica gli commissionò un presepe grandioso. In quell’occasione Papale costruì un presepe monumentale animato con splendidi pastori dei Bongiovanni-Vaccaro e del giovanissimo allievo Giacomo Azzolina.Ogni anno, a Caltagirone, si ripropone la mostra del Presepe Monumentale nella cripta del Monastero dei Cappuccini e, tra l’altro, il Presepe della Meraviglia lungo la monumentale scala di Santa Maria del Monte.
Giardino Pubblico di Caltagirone
Il Giardino Pubblico di Caltagirone è uno dei luoghi più suggestivi della città. Situato nella parte alta del centro storico, il giardino offre una vista panoramica mozzafiato sulla città e sulle campagne circostanti.
Il giardino è stato inaugurato nel 1880, grazie alla volontà del sindaco dell’epoca, Vincenzo Di Giovanni, che lo volle realizzare come spazio pubblico per la città. Il giardino è stato successivamente ampliato e ristrutturato nel corso del XX secolo, diventando uno dei luoghi di maggior interesse turistico della città.
Il Giardino Pubblico di Caltagirone si estende su una superficie di circa 5.000 metri quadrati e presenta una ricca varietà di alberi, piante e fiori. All’interno del giardino è possibile ammirare una serie di sculture e monumenti, tra cui una statua di Giuseppe Garibaldi e un monumento ai Caduti delle due guerre mondiali.
Uno dei punti di maggior interesse del giardino è la “Loggia dei Cappuccini”, un balcone panoramico che offre una vista spettacolare sulla città e sulla campagna circostante. La loggia è stata costruita nel 1934 e presenta una serie di archi e colonne in stile neoclassico.
Il Giardino Pubblico di Caltagirone rappresenta uno dei luoghi più belli e suggestivi della città, un’oasi di pace e tranquillità immersa nella natura. Il giardino è aperto tutti i giorni e rappresenta una meta ideale per una passeggiata rilassante, per godere della vista panoramica sulla città e per ammirare la bellezza della flora locale.