La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro

La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro è un’area protetta situata nella provincia di Catania, in Sicilia. La riserva si estende su una superficie di circa 1.400 ettari e rappresenta uno dei luoghi naturali più suggestivi della regione.

La riserva prende il nome dal Bosco di Santo Pietro, una fitta foresta di querce secolari che si estende lungo le pendici del Monte Etna, a un’altitudine che va dai 300 ai 1.200 metri sul livello del mare. Il bosco è costituito da una grande varietà di alberi e piante, tra cui castagni, faggi, ontani e carpini, e rappresenta un’importante riserva di biodiversità.

All’interno della Riserva Naturale del Bosco di Santo Pietro è possibile praticare diverse attività all’aria aperta, come escursioni a piedi o in mountain bike, passeggiate a cavallo e birdwatching. Inoltre, la riserva ospita una serie di percorsi naturalistici attrezzati, che consentono di esplorare l’area in modo sicuro e rispettando l’ambiente.

La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro rappresenta anche un importante sito archeologico, con diverse testimonianze dell’insediamento umano in epoca preistorica. All’interno della riserva si trovano infatti i resti di alcune grotte preistoriche, tra cui la Grotta della Gurfa, che conserva importanti testimonianze della cultura siciliana dell’età del bronzo.

La Riserva Naturale Orientata del Bosco di Santo Pietro rappresenta dunque un luogo di grande valore naturalistico e culturale, un’esperienza unica per chi desidera immergersi nella natura e scoprire le bellezze del territorio siciliano. La riserva è aperta tutto l’anno e l’accesso è consentito solo a piedi o in bicicletta.

Cattedrale di San Giuliano

La basilica cattedrale di San Giuliano (in lingua siciliana a Cattitrali) è il principale luogo diculto cattolico di Caltagirone e chiesa madre dell’omonima diocesi. Nel 1948 papa Pio XII l’ha elevata al rango di basilica minore. L’alto riconoscimento fu festeggiato il 27 gennaio 1949, festa liturgica di San Giuliano con solenne pontificale del vescovo Pietro Capizzi.

La primitiva chiesa di San Giuliano, secondo la tradizione, è stata edificata in epoca normanna con annesso campanile, ad una sola navata decorata di stucchi arabo – normanni e con l’abside rivolta ad oriente. Il tempio è datato al 1282, in piena età aragonese, verosimilmente in questa data avvenne una delle prime riedificazioni documentate: altre ricostruzioni avvennero dopo il terremoto nel Val di Noto, Anno Domini 1542 e dopo il terremoto del Val di Noto del 1693 

Per la ricostruzione in stile toscano nelle forme attuali fu dato incarico all’architetto agrigentino Simone Mancuso, coadiuvato dal costruttore ed intagliatore palermitano Giuseppe Montes. Fu eliminata l’antica chiesa normanna, che l’architetto Gullì aveva conservato nell’interno, si servì di nuove e più alte colonne di pietra bianca per sorreggere le volte e la grande cupola, riprese dalle fondamenta un nuovo ed elegante prospetto, con sovrapposto campanile a trifora, che fu ultimato nel 1756. Si pavimentò il piano di calpestio con piastrelle bianche di maiolica.

Nei primi decenni dell’800 per volere del primo vescovo monsignore Gaetano Trigona e Parisi, gli interni furono stilisticamente rivoluzionati, tutte le colonne in stile toscano furono inglobate in massicci pilastri di stile corinzio, furono commissionati all’architetto palermitano Emanuele Di Bartolo, il quale progettò tutta la decorazione di stucchi e pitture, coadiuvato dagli stuccatori Gaetano Signorelli siracusano, ed Agostino Perez palermitano, e del pittore e scultore Giuseppe Vaccaro.

Il 12 settembre 1816 papa Pio VII con la bolla pontificia Romanus Pontifex eresse la diocesi di Caltagirone ed elevò la chiesa di San Giuliano a cattedrale. Il prospetto fu progettato dall’architetto Saverio Fragapane nel 1908-13.

Il Carcere Borbonico di Caltagirone

Fu costruito, tra il 1782 e il 1798, dall’architetto siracusano Natale Bonaiuto.

La necessità di costruire questo nuovo edificio carcerario si presentò in seguito al terremoto dell’ 11 gennaio 1693 che distrusse completamente il vecchio castello arabo-normanno, parzialmente adibito a carcere.
Si tratta di  un edificio severo a pianta quadrata, di grande mole, molto compatto e tuttavia elegante, perché alleggerito dall’ inserimento dell’ordine gigante ,posto su basamento bugnato, e dalle volute delle finestre che, con il loro chiaroscuro, disegnano e scandiscono il ritmo della facciata. 

Questa è coronata da un cornicione con, al centro, lo stemma della città.

Rimase destinato a carcere fino al 1890; in seguito è diventato sede del Museo Civico la cui fondazione ufficiale, nel 1914, si fa risalire all’ opera di don Luigi Sturzo.In ogni città, o quasi, appartenuta al Regno delle due Sicilie, non manca un edificio che dappertutto viene definito “carcere borbonico”.

I presepi di Caltagirone

La tradizione del presepe in Sicilia ha origini molto antiche. Risale infatti, al XVI secolo la prima produzione di personaggi della Sacra Famiglia, realizzati ad opera di mastri artigiani (pasturari e santari). Ispirandosi all’opera dei grandi maestri napoletani e palermitani, gli artigiani di Caltagirone iniziarono a produrre figuredde sempre più ricche di particolari nella forma e nel colore.

Caltagirone, da sempre, è stato uno dei centri più importanti nella creazione di queste figurine, che generalmente erano realizzate in creta. La città infatti, sin dall’antichità aveva basato la sua economia sulla lavorazione dell’argilla, tanto da diventare uno dei più importanti centri di produzione in Italia.

Purtroppo il terribile terremoto che sconvolse la Sicilia l’11 Gennaio 1693 rase al suolo buona parte della città cancellando per sempre i primi esempi di quest’arte, testimonianza di una tradizione religiosa diffusa in tutte le classi sociali.

Oggi sappiamo soltanto che i “Santari ed i “Pasturari” modellavano e coloravano le figure della Natività su commissione di chiese e conventi. L’antica tradizione ceramista del luogo influì molto su questa nuova produzione imprimendole subito caratteristiche tutte particolari e rendendola inconfondibile.

Intorno al XVIII secolo, all’interno dell’aristocrazia, si diffuse la moda di commissionare presepi sempre più preziosi ed elaborati. In questo modo si cominciò a completare le tradizionali rappresentazioni della Sacra Famiglia, anche con personaggi della cultura contadina e dell’artigianato. 

Sempre al ‘700 risale l’opera di artigiani che si dedicarono alla realizzazione delle sculture per i presepi e tra questi artisti meritano di essere menzionati A. BranciforteG. VaccaioA. Margioglio e i fratelli Giuseppe e Giacomo Bongiovanni.

In particolare si distinse il minore dei due Giacomo producendo statuine da presepe in terracotta policroma rifacendosi alla tradizione secolare. 

L’ultimo produttore di presepi fu Padre Benedetto Papale dei minimi di S. Francesco che seppe incantare Caltagirone ed i forestieri ad ogni festa del Santo Patrono con i suoi splendidi disegni con cui si ornava e si illuminava la celebre Scala.

La Confraternita della Chiesa di S. Maria di Betlemme di Modica gli commissionò un presepe grandioso. In quell’occasione Papale costruì un presepe monumentale animato con splendidi pastori dei Bongiovanni-Vaccaro e del giovanissimo allievo Giacomo Azzolina.Ogni anno, a Caltagirone, si ripropone la mostra del Presepe Monumentale nella cripta del Monastero dei Cappuccini e, tra l’altro, il Presepe della Meraviglia lungo la monumentale scala di Santa Maria del Monte.

Giardino Pubblico di Caltagirone

Il Giardino Pubblico di Caltagirone è uno dei luoghi più suggestivi della città. Situato nella parte alta del centro storico, il giardino offre una vista panoramica mozzafiato sulla città e sulle campagne circostanti.

Il giardino è stato inaugurato nel 1880, grazie alla volontà del sindaco dell’epoca, Vincenzo Di Giovanni, che lo volle realizzare come spazio pubblico per la città. Il giardino è stato successivamente ampliato e ristrutturato nel corso del XX secolo, diventando uno dei luoghi di maggior interesse turistico della città.

Il Giardino Pubblico di Caltagirone si estende su una superficie di circa 5.000 metri quadrati e presenta una ricca varietà di alberi, piante e fiori. All’interno del giardino è possibile ammirare una serie di sculture e monumenti, tra cui una statua di Giuseppe Garibaldi e un monumento ai Caduti delle due guerre mondiali.

Uno dei punti di maggior interesse del giardino è la “Loggia dei Cappuccini”, un balcone panoramico che offre una vista spettacolare sulla città e sulla campagna circostante. La loggia è stata costruita nel 1934 e presenta una serie di archi e colonne in stile neoclassico.

Il Giardino Pubblico di Caltagirone rappresenta uno dei luoghi più belli e suggestivi della città, un’oasi di pace e tranquillità immersa nella natura. Il giardino è aperto tutti i giorni e rappresenta una meta ideale per una passeggiata rilassante, per godere della vista panoramica sulla città e per ammirare la bellezza della flora locale.

Don Luigi Sturzo, una grande figura di Caltagirone

Don Luigi Sturzo (1871-1959) è stato un sacerdote, politico e sociologo italiano, fondatore del Partito Popolare Italiano e una figura di rilievo nella storia politica e sociale dell’Italia del XX secolo.

Nato a Caltagirone, in Sicilia, Sturzo si formò al seminario di Catania e successivamente studiò sociologia a Friburgo, in Svizzera. Nel 1899 fu ordinato sacerdote e cominciò a lavorare come insegnante di filosofia e teologia in varie città italiane.

Negli anni Dieci del Novecento, Sturzo si impegnò in attività politica e sociale, fondando il Partito Popolare Italiano, il primo partito politico cattolico in Italia. Nel 1919 fu eletto deputato e svolse un ruolo importante nella costruzione del sistema politico italiano del dopoguerra.

Negli anni Venti, il Partito Popolare Italiano ebbe un ruolo importante nella vita politica italiana, ma nel 1923 il partito fu sciolto dal regime fascista e Sturzo fu costretto all’esilio. Si trasferì a Londra, dove continuò a lavorare per la causa della democrazia e della libertà in Italia.

Nel dopoguerra, Sturzo fece ritorno in Italia e nel 1946 fu eletto deputato all’Assemblea Costituente, dove contribuì alla stesura della Costituzione Italiana. Negli anni Cinquanta, Sturzo si distaccò dal Partito Popolare e fondò il Movimento Democratico Italiano, un movimento politico laico e antifascista.

Don Luigi Sturzo fu una figura di grande importanza nella storia politica e sociale dell’Italia del XX secolo, impegnato nella lotta per la difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini, per la costruzione di una società più giusta e solidale, e per il dialogo tra le diverse forze politiche e sociali del paese. La sua figura rappresenta un esempio di impegno civile e di coraggio morale per le generazioni successive.

Scopri Caltagirone

Caltagirone è una città situata in provincia di Catania, in Sicilia. Conosciuta soprattutto per la produzione di ceramiche e per la presenza di un patrimonio artistico e culturale unico, Caltagirone rappresenta una delle gemme della Sicilia.

La storia di Caltagirone risale all’epoca antica, quando la città era conosciuta come “Kalt Agròn” e faceva parte del territorio degli antichi siculi. Successivamente, la città passò sotto il dominio dei romani e dei bizantini, fino a quando fu conquistata dagli arabi nell’843. Fu solo nel 1090 che Caltagirone passò sotto il dominio normanno, che fu seguito dai francesi, dagli aragonesi e infine dai borboni.

La città di Caltagirone è conosciuta soprattutto per la produzione di ceramiche, che rappresentano una tradizione millenaria. La ceramica di Caltagirone viene prodotta utilizzando tecniche artigianali tramandate di generazione in generazione, e rappresenta una delle principali attrazioni turistiche della città. Le ceramiche di Caltagirone sono famose per la loro bellezza e la loro originalità, e sono state utilizzate per decorare molte case e chiese in Sicilia.

Oltre alla ceramica, Caltagirone offre una vasta gamma di attrazioni turistiche. La città è famosa per la sua architettura barocca, con numerose chiese e palazzi che risalgono a questo periodo. La più famosa di queste è la Chiesa di San Francesco d’Assisi, che ospita una collezione di dipinti e sculture del XVIII secolo.

Altro luogo di interesse a Caltagirone è la celebre Scala di Santa Maria del Monte, una scalinata di 142 gradini che conduce alla parte alta della città. Questa scalinata è famosa per essere decorata con maioliche di Caltagirone, che rappresentano le fasi della vita della Madonna.

Infine, Caltagirone ospita anche un museo archeologico che contiene una vasta collezione di reperti risalenti all’epoca greca e romana. Il museo ospita anche una sezione dedicata alla ceramica, che illustra la storia e la tecnica di produzione delle ceramiche di Caltagirone.

In sintesi, Caltagirone rappresenta una delle città più belle e affascinanti della Sicilia, grazie alla sua storia millenaria, alla sua produzione di ceramiche unica nel suo genere e alla sua architettura barocca. La città offre una vasta gamma di attrazioni turistiche, che la rendono una meta imperdibile per chiunque voglia scoprire la cultura e la bellezza della Sicilia.

Ceramica e Museo della Ceramica

Caltagirone: città della Ceramica

Il nome Caltagirone deriva dal termine arabo Qal’at al Ghiran, la cui traduzione letterale è “Rocca dei Vasi”.

La città di Caltagirone è strettamente legata alla storia della ceramica, con questo termine, che deriva dal greco keramos (argilla, vasellame), si indicano gli oggetti prodotti modellando la terra (argilla) e sottoponendola a cottura.

La lavorazione della ceramica nel territorio di Caltagirone risale al Neolitico, come si evince dai reperti archeologici custoditi nel Museo regionale della ceramica di Caltagirone.

L’impronta dei vari popoli che hanno colonizzato la Sicilia nel corso dei secoli e si percepisce anche nella lavorazione della ceramica.

L’arte della lavorazione della ceramica siciliana si è tramanda di generazione in generazione; le peculiarità del prodotto dipendono dalle competenze del Maestro ceramista. Per questo motivo oggetti in ceramica, come le tradizionali pigne siciliane e come le teste di moro sono delle vere e proprie opere d’arte, che rappresentano la Sicilia nel mondo e fungono da simbolo.

MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA

Il Museo della ceramica di Caltagirone è un museo regionale della Sicilia, il quale è specializzato nell’esposizione di reperti di ceramiche realizzate in Sicilia a partire dalla preistoria. Assieme al Museo di Faenza, è il più importante d’Italia per la documentazione dell’arte ceramica.

Il Museo espone una vasta raccolta di ceramiche, circa 2.500 reperti, che forniscono al visitatore un’ampia visione della storia dell’arte ceramica dal IV millennio a.C. all’età contemporanea.

Scalinata di Santa Maria del Monte

La Scalinata di Santa Maria del Monte (in siciliano A Scala dâ Matrìci) è un’opera civile posta nel comune di Caltagirone.

Fu costruita nel 1606 al fine di collegare la parte antica di Caltagirone alla nuova città costruita nella parte alta. La scalinata, lunga oltre 130 metri, è fiancheggiata da edifici balconati ed è oggi uno dei monumenti identificativi della città, a tal punto da esserne un suo emblema al di fuori.

Era stata originariamente costruita a sbalzi che ne interrompevano la pendenza.

Nel 1844 furono unificate le varie rampe, su progetto dell’architetto Salvatore Marino. Nacquero così i 142 gradini della scalinata di Santa Maria del Monte, che dal 1954 è interamente decorata, nelle alzate dei gradini, con mattonelle di ceramica policroma prodotte dalla Maioliche Artigianali Caltagironesi. In ogni alzata di gradino è stato applicato un rivestimento di maiolica policroma, dello stesso tipo di quella che, nei secoli, ha reso famosa la città. I temi figurativi, floreali o geometrici, rappresentano nella serie di blocchi lo stile arabo, normanno, svevo, angioino – aragonese, chiaramontano, spagnolo, rinascimentale, barocco, settecentesco, ottocentesco, contemporaneo.

La scala dei 142 gradini è annualmente illuminata il 24 ed il 25 luglio (per la festa di San Giacomo, patrono della città), da migliaia di lumini a fiammella viva, il risultato visivo che ne deriva è una sorta di colata lavica, un fiume di fuoco che nella sua palpitante luminosità disegna eleganti figure decorative, frutto dell’abilità di un capomastro, agli ordini del quale lavorano diverse decine d’addetti alla sistemazione delle lucerne. A formare il singolare arazzo di fuoco è un insieme di quattromila lanternine dette “lumere”.

L’illuminazione della scala ha storia antica. 

Il primo ad aver pensato, verso la fine del 1700, ad un disegno luminoso, fu l’architetto Bonaiuto. Ma si deve ad un frate, Benedetto Papale, la scenografia della scala illuminata. Per quarant’anni il monaco disegnò motivi ornamentali, soprattutto floreali, di grande effetto. La sistemazione a disegno prestabilito della luminaria presuppone un mese di preparazione. Gli addetti se ne tramandano l’arte di padre in figlio.

Il momento della collocazione delle quattromila lucerne (“coppi”) è assai curioso. Vi si assiste nel più rigoroso silenzio. È il capomastro a dirigere la “chiamata” del disegno, che consiste nel deporre lentamente i “coppi” al loro giusto posto. Emozionante è il momento dall’accensione: un gran numero di uomini, molti dei quali ragazzi, appostati lungo la scalinata, attendono il segnale convenuto per accendere gli stoppini con steli di piante secche, chiamati “busi”. Le “lumere” s’accendono all’improvviso, una dopo l’altra, dando vita ad un impressionante serpente di fuoco. L’arazzo ha vita per un paio d’ore, nel corso delle quali una marea di spettatori s’assiepa festosamente ai piedi. In primavera (maggio-giugno), la scala decorata con composizioni floreali: migliaia di piantine in vasetto sono sistemate sui gradini col fine di comporre un determinato tema.