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Museo Archeologico di Aidone

MUSEO ARCHEOLOGICO DI AIDONE – MORGANTINA E LA SUA DEA

Morgantina è un’antica città siculagreca, sito archeologico nel territorio di Aidone.

La città fu riportata alla luce nell’autunno del 1955 dalla missione archeologica dell’Università di Princeton (Stati Uniti). Gli scavi sinora compiuti consentono di seguire lo sviluppo dell’insediamento per un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all’epoca romana. L’area più facilmente visitabile, conserva resti dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il periodo di massimo splendore della città.

Da questo sito provengono importantissimi reperti archeologici come la Dea di Morgantina (erroneamente chiamata “Venere”), attualmente custodita presso il museo archeologico di Aidone cui è giunta il 17 marzo 2011 dagli Stati Uniti dove era esposta presso il Getty Museum a Malibù, e il Tesoro di Morgantina, anch’esso restituito.

Le più antiche tracce di frequentazione del sito appartengono alla prima età del bronzo (2100 –1600 a.C.), epoca a cui risale un villaggio di capanne circolari e rettangolari che occupò il colle di Cittadella (contrada “Terrazzi di San Francesco”). Il villaggio appartenne alla Cultura di Castelluccio, caratterizzata da un’elementare organizzazione civile e dal possesso di rudimentali tecniche di artigianato domestico e agricole e alla successiva cultura di Thapsos. Nel sito sono state rinvenute anche ceramiche micenee e submicenee

La città sembra venisse distrutta una prima volta alla fine del secolo, ad opera del tiranno di GelaIppocrate. Nel 459 a.C., la città venne presa e distrutta da Ducezio, condottiero dei Siculi, durante la rivolta contro il dominio greco.

Dopo la conquista romana le mura vennero abbattute e l’abitato si restrinse notevolmente, ma la città continuò a vivere come importante nodo commerciale per la produzione di terrecotte nelle fornaci e soprattutto per la produzione di cereali (grano, orzo), dell’olio e del vino ricavato dalla famosa Vite Murgentina. 

Venne costruito al centro dell’Agorà il Macellum e molti edifici pubblici, in breve la Polis venne progressivamente trasformata in un oppidum romano utilizzato dalle varie legioni di passaggio per la Sicilia.

I resti furono individuati per la prima volta alla fine del XIX secolo dall’archeologo Paolo Orsi e inizialmente la città venne identificata con Herbita. Il ritrovamento di alcune monete in bronzo e la concordanza dei dati archeologici con le notizie riportate dalle fonti permisero quindi il riconoscimento con l’antica Morgantina. 

Della città ellenistica restano nell’area notevoli resti: diversi edifici pubblici, per lo più articolati intorno alla piazza dell’Agorà , il granaio pubblico, la “Grande Fornace”, il teatro  e il Macello romano e importanti case di abitazione, riccamente ornate da mosaici.

RESTI DELLA FONTANA DELLE NINFE.

Alla sua estremità orientale sono stati rimessi in luce (1982-1984) i resti di una fontana monumentale (ninfeo) a doppia vasca, preceduta da un’ampia scalinata ed ornata con colonne a fregi dorici. Costruita verosimilmente nella seconda metà del III secolo a.C., era dedicata alle Ninfe e fu distrutta violentemente, forse da un terremoto, nel corso degli ultimi anni del I secolo a.C.

IL TEATRO DEDICATO A DIONISO.

La piazza inferiore è fiancheggiata sul lato ovest dal teatro, che si appoggia alle pendici della collina occidentale. In una prima fase, databile alla metà del IV secolo a.C. sembra aver avuto una forma trapezoidale, mentre fu poi rifatto con cavea a ferro di cavallo. Il teatro era dedicato a Dioniso, il cui nome compare sull’alzata di uno dei gradini, formanti la cavea. Questa, con circa quindici gradini suddivisi in più settori era realizzata in modo da consentire un sorprendente effetto acustico, ancor oggi apprezzabile, ed è sostenuta da un robusto muro di contenimento in blocchi accuratamente squadrati

SANTUARIO DI DEMETRA E KORE

Accanto al teatro e in stretta relazione con esso, in posizione elevata sorgeva il santuario di Demetra e Kore, le due divinità protettrici della città. Il settore meridionale, destinato al culto, s’articola attorno ad un grande altare cilindrico, ancora coperto da tracce dell’originario intonaco. Accanto ad esso, circondato da un basso muretto circolare, vi è un bothros o fossa sacra, per offerte alle divinità dell’oltretomba. 

LA DEA DI MORGANTINA

La Dea di Morgantina è una statua proveniente da uno scavo clandestino ed esposta al Museo archeologico di Aidone in seguito ad un contenzioso protrattosi per anni tra l’Italia e gli Stati Uniti, causato dal precedente acquisto illecito dell’opera da parte del Paul Getty Museum di Los Angeles.

La dea fu scolpita nel V secolo a.C. in Sicilia, l’autore sarebbe un discepolo di Fidia.  La statua fu trafugata dal sito archeologico di Morgantina nella seconda metà del Novecento, per essere poi venduta al Paul Getty Museum che l’acquistò e la espose nel 1988. Fu acquistata ad un’asta a Londra per 28 miliardi di lire.

Il 17 marzo 2011, nel 150º anniversario dell’Unità Nazionale, la Dea di Morgantina fu restituita all’Italia: è esposta al pubblico dal 17 maggio 2011 nel Museo archeologico di Aidone.

Descrizione

La statua è alta 2,24 m e sarebbe stata scolpita tra il 425 a.C. e il 400 a.C., periodo nel quale la città di Morgantina venne assegnata a Kamarina, dopo gli accordi di Gela (424 a.C.). La Dea avente il corpo realizzato in calcare colorato proveniente da una cava iblea, e le parti nude (testa, braccia, piedi) in marmo pario. La statua è lavorata nei minimi dettagli anche nella parte posteriore, dove il panneggio è riccamente caratterizzato: ciò farebbe pensare ad un’esposizione dell’opera su un piedistallo.

Da un punto di vista stilistico la statua rientra nel cosiddetto stile ricco post-fidiaco, diffusosi in Grecia durante gli anni della guerra del Peloponneso: è evidente dal cosiddetto “effetto bagnato” della veste sul torso, che mette in risalto i lineamenti del corpo, e dal ricco panneggio a formare ampie pieghe, un dettaglio visibile solo lateralmente o posteriormente. Queste caratteristiche sono presenti anche in altre statue contemporanee o di poco più antiche, come la Nike  ad Olimpia o le Vittorie del Tempio di Atena Nike ad Atene. La testa non è rifinita nella parte posteriore ma è solamente abbozzata, probabilmente perché ricoperta da uno strato di stucco su cui era posizionata una parrucca o un copricapo.

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