l più importante in assoluto è il sito della Villa Romana del Casale, con i suoi 3500 mq di pavimenti mosaicati famosi in tutto il mondo, perché testimonianza della vita in epoca romana.
La villa del Casale riconosciuta nel 1997 dall’UNESCO ed inserita nel “Patrimonio dell’Umanità“, era la residenza di caccia di Massimiliano Erculeo, collega di Diocleziano nella gestione dell’impero romano. Abitata anche in età araba, la Villa fu parzialmente distrutta dai normanni. In seguito, una valanga di fango proveniente dal monte Mangone, che la sovrasta, la coprì quasi totalmente.
La Villa Romana sorge presso il corso d’acqua, che diventerà più a valle il fiume Gela, sui resti di un insediamento rustico precedente.
Negli anni venti, trenta e quaranta del secolo scorso furono effettuati i primi sopralluoghi, e con gli scavi degli anni ’50 grazie all’intervento della Regione Siciliana e all’opera dell’archeologo Vinicio Gentili, gli scavi furono portati completamente alla luce.
L’importanza della Villa a carattere mondiale è dovuta all’impeccabile stato di conservazione dei mosaici, ritenuti inoltre i più estesi e affascinanti mai realizzati in epoca romana.
LA STORIA
Quasi sempre tutte le scoperte importanti avvengono casualmente. La Villa Imperiale del Casale di Piazza Armerina ne è la dimostrazione.
Correva il sec. XVII d.C. quando alcuni contadini si accorsero che affioravano numerose strutture murarie rivelatesi poi appartenenti alla grandiosa villa imperiale del Casale. La notizia attirò prima di tutti G. Paolo Chiarandà che nel pubblicare tale scoperta così scriveva: “Al pie di un alto monte detto Mangone (Fortezza) si scorgono rovine d’abitazioni di cui nemmeno si sa il nome: dai Piazzesi vien detto “Casale dei Saraceni“.
Ben 3500 mq di pavimenti mosaicati a disegni geometrici e figurati, in Opus Tessellatum e in Opus Secale, realizzati da maestranze africane che per certi versi si ispirarono all’ arte musiva orientale furono portati in luce, e al loro ritrovamento si alternava quello di statue marmoree a grandezza naturale, di torsi marmorei, di capitelli in stile ionico e corinzio, di monete d’oro, d’argento e di bronzo con l’effigie di Maximianus, di colonne e trabeazioni, di teste di statue e tanti altri frammenti marmorei: piedi di statue calzati da sandali, gambe e mani marmoree che oggi dovrebbero trovarsi nei magazzini del costituente museo archeologico, nel palazzo trigona in Piazza Duomo.
I mosaici pavimentali portati in luce, raffigurano paesaggi esotici, ville porticate, episodi di caccia e trasporto di animali reali e fantastici, scene mitologiche e marine, ludi circensi amorini vendemmianti e nereidi, che documentano usi, costumi, cultura, filosofia e vita quotidiana della società aristocratica dominante durante il IIIIV sec. d.C.. Nello stesso tempo costituiscono una sorta di catalogo della fauna (marina e terrestre) conosciuta in quel periodo. Subito dopo lo scavo iniziò il restauro di tutti i pavimenti e delle strutture murarie.
Nell’ottobre del 1991, a causa di una valanga di detriti proveniente dal monte Mangone, provocata da un nubifragio e dal disboscamento di tutta la zona soprastante la villa, in direzione est, sono venute in luce strutture murarie, lastre marmoree e canalette in terracotta appartenenti, forse, a vasche e fontane che abbellivano i giardini a terrazze della villa che qui, distaccati dal nucleo centrale, trovavano ubicazione.